Oggi conosciamo un altro protagonista dello staff di Studio Tetti Stalletti: stiamo parlando di Daniele, detto Lele, uno dei… diversamente giovani del team. A 62 anni compiuti, infatti, non ha comunque perso il suo spirito di “ragazzino”.
Ciao Lele, raccontaci qualcosa della tua vita e del tuo percorso lavorativo.
Ho iniziato a lavorare con Domenico, il papà di Andrea e Diego; poi mi sono messo in proprio, sempre come carpentiere nel settore delle coperture edilizie, per 30 anni, finché, 7 anni fa, sono tornato da Stalletti. Del resto qui mi trovo come in famiglia e il lavoro mi dà tante soddisfazioni.
Che cosa ti piace di più del tuo mestiere?
Direi che mi piace tutto. È bello, perché non è mai ripetitivo: non si sta mai per molto tempo nello stesso luogo e il lavoro stesso varia continuamente.
Inoltre mi dà la possibilità di decidere in autonomia come organizzarmi, dopo che Diego ci ha dato le dritte per partire: mi sento libero come quando lavoravo in proprio e posso sempre esprimere al meglio la passione per il mio mestiere.
Nel tuo lavoro conta di più la testa (cioè il modo di ragionare, di prendere decisioni ecc.) oppure la manualità (la capacità tecnica, la maestria pratica)?
Ci voglio entrambe. Anche in un lavoro che apparentemente può sembrare una stupidata, è fondamentale usare sempre il cervello… Devi stare attento a non farti male, perché in cantiere è un attimo. Ci vogliono quattro occhi, due davanti e due di dietro, ed è fondamentale ragionare sempre prima di agire.
Del resto alla parte tecnica pensano i geni della segheria e dell’ufficio tecnico, che ci danno materiali pronti e perfetti da posare, senza necessità di rifare i lavori. E questo è un grande vantaggio. Poi è anche vero che, solo con i disegni e senza esperienza pratica, non si va da nessuna parte…
Pensando ai giovani di oggi, forse difficilmente accetterebbero di seguire le tue orme. Tu come pensi che potresti far nascere in loro la passione per il tuo mestiere?
Il mio è un tipo di lavoro che ti deve piacere, altrimenti meglio lasciar perdere. Se ami stare all’aria aperta, sei già a buon punto, ma poi con i giovani bisogna avere pazienza. Portare su un tetto un ragazzo inesperto e trattarlo male o sgridarlo per quello che fa, significa togliere loro ogni speranza. I giovani vanno seguiti, bisogna insegnare loro i trucchi del mestiere, e allora forse si appassioneranno. Ma se a loro non piace questo lavoro, è inutile perdere tempo.
Che idea ti sei fatto dell’azienda per cui lavori? E quali paragoni puoi fare con i concorrenti?
Io penso che noi di Studio Tetti Stalletti siamo a un ottimo livello: è difficile giudicare e c’è sempre da imparare da tutti, ma le voci che girano nel nostro settore confermano che, rispetto a gran parte della concorrenza, abbiamo un’ottima considerazione tra i clienti. Poi io lavoro dalla mattina alla sera e non ho tempo per le dicerie…
Che cosa ti aspetti per il futuro dell’azienda? Pensi che si specializzerà sempre di più nel settore delle coperture o che si orienterà verso ambiti di lavoro diversi?
Le cose cambiano così velocemente che è difficile fare previsioni corrette: magari oggi punti su una novità e domani tutto questo si rivela un disastro e non vale più nulla. Di certo qui le possibilità di espandersi sono notevoli.
Per il tuo carattere, per il tuo modo di ragionare, le novità ti stimolano o ti spaventano?
Qualche novità la stiamo già portando avanti nel settore dell’edilizia in legno, e questo cambia il mio modo di lavorare: se dovessimo costruire case di legno invece che tetti farei senza dubbio meno fatica, perché smetterei di andare su e giù, avanti e indietro sulle pendenze. Sui tetti sei sempre in salita, tutto il giorno, e la sera hai le gambe e la schiena a pezzi… Quindi il cambiamento non mi preoccupa.
Per quanto tempo lavorerai ancora? E dopo che cosa vorresti fare?
Mi mancano ancora 4 anni per la pensione e anche se il mio lavoro mi piace tantissimo, fisicamente comincio a sentire la fatica… Dopo? Me ne andrò in vacanza! Ma la nostalgia dei tetti, di vedere i panorami dall’alto delle case, so già che tornerà a farsi sentire.